C’era una volta l’Irap

Nel 2016 sono stati oltre 12.300 i ricorsi presentati nelle commissioni tributarie provinciali.

mercoledì 19 luglio 2017

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L’Irap sparirà e confluirà nell'Ires. I medici, e in particolare i medici di famiglia, la conoscono bene: l'Irap è tra le maggiori cause di  contenzioso tra i professionisti e il fisco.  Nel 2016 sono stati oltre 12.300 i ricorsi presentati nelle commissioni tributarie provinciali. E uno su cinque riguarda i cosiddetti “piccoli” ossia professionisti e autonomi privi di autonoma organizzazione, quali appunto i medici di famiglia. Secondo quanto riporta la Corte dei conti, infatti, nel 2016 sono state 1818 le cause con cui viene invocata l’esclusione dall’Irap.

E proprio per tagliare su questa voce, l'Irap potrebbe presto sparire unendosi all'Ires. Il progetto a cui sta lavorando il Governo e il viceministro all’Economia, Luigi Casero, è in una fase molto avanzata e potrebbe essere pronto già dal prossimo anno. «Con la cancellazione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap, ormai pienamente operativa dall’anno d’imposta 2015, l’imposta regionale sulle attività produttive rappresenta a tutti gli effetti un’addizionale all’Imposta sul reddito delle società. Oggi nell’imponibile Irap è rimasta una quota residuale del costo del lavoro per il soli lavoratori a tempo determinato e gli interessi passivi», spiega Casero al Sole24ore, e proprio per questo ci sarebbero le condizioni per arrivare a introdurre una sola tassa sulle imprese. «Anche gradualmente e per step successivi», aggiunge ancora Casero, soprattutto per rispettare il vincolo «dei saldi di finanza pubblica».

La situazione 
Oggi le imprese e i professionisti si vedono tassare la loro attività con un prelievo del 24% a titolo di Ires e con un ulteriore 3,9% come imposta regionale. «Si potrebbe dunque partire con una “flat tax” sulle attività produttive con un’aliquota iniziale tra il 27 e il 28% per poi farla decrescere nel tempo salvaguardando sempre i saldi». Far quadrare i conti non sarà comunque facile. Le aliquote Irap sono diversificate per tipologia di soggetti: a quella del 3,9% per imprese e professionisti, si aggiungono l’aliquota all’1,90% per l’agricoltura, o ancora la più alta al 5,90 per le imprese di assicurazione. Armonizzare il prelievo e assicurare la neutralità sui saldi sarà operazione certamente complessa. Ci sono, poi, anche le addizionali regionali con cui i governatori fanno quadrare i conti della sanità.


Risparmi per mezzo miliardo 
Con la cancellazione dell’imposta regionale i contribuenti Irap (considerando solo le imprese e i 415mila autonomi) potrebbero beneficiare di un taglio degli oneri amministrativi di oltre mezzo miliardo. Secondo le elaborazioni della Cna i 4,3 milioni di imprese e professionisti taglierebbero i loro oneri da adempimento di 509 milioni di euro. Di questi oltre 327 milioni verrebbero risparmiati dai 3,2 milioni di soggetti Irap compresi tra zero e 200mila euro di ricavi. Per le oltre 200mila grandi imprese con ricavi da 1 milione a oltre 25 milioni di ricavi il risparmio da oneri amministrativi sarebbe superiore ai 48 milioni. «Basterebbe solo l’eliminazione di costi a rendere l’intervento utile al sistema, ma l’addio all’Irap - conclude Casero - rappresenterebbe una soluzione attesa e invocata da circa 20 anni da almeno cinque milioni di partite Iva».