Studi aperti meno di 4 ore al giorno, a Milano medici di famiglia sotto accusa

Lo denuncia il Corriere della Sera meneghino.

martedì 26 settembre 2017

Doctor 33

Altro che cure primarie finalizzate all'assistenza 24 ore su 24, per dirla con la legge Balduzzi di cinque anni fa: quattro milanesi su cinque trovano aperto lo studio del medico di famiglia al massimo quattro ore al giorno, e solo un terzo è coperto da medicine in rete che in teoria dovrebbero assicurare una copertura sulle dodici ore (8-20). Lo denuncia il Corriere della Sera meneghino. Dati Ats alla mano, 312 medici di famiglia (35%) lavorano in gruppo o rete attuando le aggregazioni del decreto legge 189/2012, e altri 572 (65%) esercitano da "single". Attenzione, i dati dell'ATS non dicono che quando è in rete il medico lavora di più: anzi, il contrario. Chi è in rete apre lo studio 15 ore a settimana, chi non lo è lo apre 18 ore. Ma la rete dà, cumulativamente, una maggior copertura. L'accordo nazionale impone un'apertura di 15 ore settimanali tra i 1000 e i 1500 assistiti, ma il 70% dei Mmg lavora da 15 a 19 ore e un altro 19% da 20 a 24 ore. Solo un 1% fa orari simil-dipendenti da 30 ore in su a settimana. 

Vito Pappalepore, segretario Fimmg Milano, premette che «non sono un terzo ma metà i medici milanesi che lavorano in rete. Né va confuso il gruppo o la rete con le aggregazioni funzionali, più recenti, richieste dalla legge Balduzzi. Però, osservo come anche per i milanesi nella medicina generale conti sempre più l'organizzazione dello studio. Se c'è la possibilità di ottenere un appuntamento dal medico via smartphone, se c'è un call-center per raccogliere la richiesta di ripetere un medicinale, quello studio ha un quid in più. L'uso dello strumento della cooperativa di servizio e di software aggiornati ha dato slancio alle aggregazioni. Al punto che 30 medici milanesi su 100 oggi sono riuniti in cooperativa per prendere in carico loro la gestione dei pazienti cronici, rispondendo alle esigenze del territorio e alle recenti delibere regionali: un dato impensabile fino a poco tempo fa. La coop permette di acquisire dotazione con investimenti mirati che a un medico solo possono apparire ingenti ma che hanno un ritorno importante. Purtroppo a livello nazionale la convenzione non ha promosso adeguatamente queste forme, da sette anni manca l'adeguamento economico e anche quello normativo che aprirebbe a una riorganizzazione degli studi più capillare in tutta Italia e anche da noi". «Mettere in relazione gli orari dei medici di famiglia con gli accessi impropri in Ps o con altri disservizi è un ritornello mediatico che ricorre in prossimità delle riforme e, appunto, quella regionale che istituisce dei gestori per le cronicità è imminente», commenta il presidente Snami Milano Ugo Tamborini. «In realtà, non è vero che più il medico lavora e meno il paziente si reca in ospedale e si affeziona a lui. L'assistito non premia la quantità del nostro lavoro ma la qualità del rapporto. La legge Balduzzi, che punta sulla rete dei medici e sulla copertura del territorio H24 per evitare di intasare i Ps, è poco realista. Medici che come me stanno in rete, tutti insieme coprono le 12 ore giornaliere eppure non hanno quasi mai visto gli assistiti dei colleghi fuori orario. La copertura da noi offerta è dunque adeguata. Fra l'altro, lavoriamo un po' di più di quanto rivelino gli orari pubblicizzati. Io mi presento in studio anche due ore prima dell'orario d'apertura dichiarato, e non solo io. Però, chi vuol recarsi al Ps ci va sempre: cerca un esame specialistico in tempi ragionevoli per un dolore ortopedico o ha un'esigenza che la sanità regionale non riesce ad evadere altrimenti con rapidità». Ma perché pubblicizzare solo tre ore delle sei che si fanno ogni giorno? «Ci svaluteremmo se istituzionalizzassimo un impegno doppio a fronte dello stesso onorario, fermo per giunta da sette anni. Se la parte pubblica vuol farci mettere in chiaro ore in più, che noi oggi decidiamo liberamente di conferire al rapporto con i pazienti, valorizziamole; altrimenti, si contentino delle ore attuali, con tutti i limiti, e al netto del valore che -in termini di orario od altro - possiamo spontaneamente prefiggerci di aggiungere». 


Mauro Miserendino