Troppi no e file d’attesa così l’aborto diventa un affare per i privati

Tutti i numeri delle Ivg dopo lo scandalo tangenti a Cerignola. Nelle case di cura quasi la metà degli interventi

domenica 13 luglio 2014


ANTONELLO CASSANO (Repubblica Bari)

Il resto è più o meno equamente diviso tra San Paolo, Di Venere, Policlinico, Monopoli e Putignano. Le prestazioni peggiori per gli ospedali pubblici riguardano il primo semestre. Guarda caso proprio nel marzo scorso scoppiò la rivolta dei medici non obiettori dell'ospedale San Paolo, che dichiararono obiezione di coscienza in massa, poi in gran parte ritirata, mettendo ancora più a rischio l'applicazione della legge. Da allora l'Asl di Bari ha lavorato per creare due centri di riferimento sulle Ivg al San Paolo e al Di Venere-Triggiano.

I dati degli ospedali pubblici sono in aumento anche grazie alla più stretta collaborazione con i presidi di Monopoli e Putignano. Le percentuali delle private restano, però, ancora elevate. Come è alto anche il tasso di abortività, cioè il numero di Ivg ogni mille donne in età tra i 15 e i 49 anni, l'indicatore più accurato per una corretta valutazione del ricorso all'aborto. Questo tasso in Puglia è al 9,6 per cento, il terzo più alto d'Italia dopo quello di Emilia Romagna e Liguria.

Ma l'aborto in Puglia è praticato facendo sempre più spesso ricorso anche alla misura dell'urgenza. «Se vuoi fare subito, due o tre giorni, devi pagare. Se invece vuoi andare all'altro ospedale, non paghi niente, ma c'è molto da aspettare». Questo si sentivano dire le donne che volevano praticare l'aborto quando si rivolgevano ai due medici dell'ospedale di Cerignola arrestati perché chiedevano il pizzo per praticare l'interruzione volontaria di gravidanza. C'è molto da aspettare, dicevano i due, e in effetti non avevano tutti i torti. Gli dà ragione anche il ministero della Salute. Nell'ultima relazione ministeriale emerge un dato che può chiarire meglio lo scandalo di Cerignola.

Nel 2011 il ricorso al terzo comma dell'articolo 5 della legge 194, quello che autorizza l'urgenza e velocizza le pratiche, è aumentato e ha raggiunto percentuali superiori al 13 per cento in cinque regioni: Toscana, Piemonte, Emilia, Lazio e Puglia, dove arriva al 13, 7 per cento.
«Questo aumento negli anni – è scritto nella relazione ministeriale – può essere un indicatore di problemi di liste d'attesa, di servizi disponibili per l'effettuazione dell'Ivg o di necessità di ricorso all'urgenza per poter svolgere l'intervento con la Ru486 entro i tempi previsti nel nostro paese (49 giorni di gestazione)».