Convenzioni, vicini alla svolta. Verso un ricalcolo del massimale

La Lombardia ha innalzato il massimale fino a 1800 scelte nelle zone disagiate

giovedì 08 febbraio 2018

Doctor 33

Le convenzioni dei medici del territorio, e in particolare quella dei medici di famiglia, sono a un punto cruciale. Lo sottolinea esplicitamente Vincenzo Pomo, coordinatore della Sisac, la struttura interregionale di tecnici che contratta con i sindacati. Ma adesso si è aggiunta l'urgenza: colpisce tanto i rappresentanti dei medici quanto quelli delle regioni l'accelerazione dei pensionamenti, dovuta anche ad imprevisti esodi anticipati che lasciano intere aree di regioni scoperte, in particolare al Nord. Pomo ha preso atto dell'urgenza. «Abbiamo fatto a gennaio un incontro anche con Enpam dove i numeri sono apparsi in tutta la loro gravità e sono stati messi all'ordine del giorno due punti di cui dobbiamo rapidamente occuparci nel testo dell'accordo. Abbiamo necessità di trovare con le Regioni regole che consentano di garantire il livello essenziale di assistenza rappresentato da medicina generale, pediatria, specialistica ambulatoriale. : accesso alla professione e riforma dei massimali». 

In Lombardia è stato concluso un accordo regionale che alza il massimale a un medico ogni 1800 abitanti nelle zone disagiate e a uno a 2000 con le scelte in deroga, ma accordi di questo genere sembrano andare al di là delle competenze delle Regioni, ad esempio quello altoatesino fu impugnato da Fimmg e bocciato dalla Cassazione quattro anni fa. «Al di là di quello che le Regioni fanno nella loro competenza, e sulle pronunce della Corte Costituzionale in merito, le cose stanno così: la legge 502 del '92 come modificata nel 2012 dalla legge Balduzzi statuisce che il rapporto ottimale sia definito dalle Regioni, ma il massimale debba essere fissato dagli accordi nazionali. Pertanto noi stiamo lavorando al ricalcolo del massimale in convenzione, secondo le indicazioni fornite dall'atto di indirizzo».

Dottor Pomo, siamo a un punto morto, a un bivio o a una svolta?
«Siamo a un punto cruciale, è stato fatto molto lavoro con i sindacati e molti passaggi del profilo normativo dell'accordo sono stati chiariti, ma ora occorre chiarezza sulla parte economica. I sindacati medici la chiedono da febbraio 2017 quando per decreto è stato sancito l'incremento sul contratto della dipendenza pubblica pari al 2,20%». E ora? « La politica con un'integrazione all'atto di indirizzo ha accolto la richiesta dei sindacati della medicina convenzionata di essere agganciati agli aumenti previsti per la dipendenza e ha dato mandato alla Sisac di definire anche la parte economica. Ora la Finanziaria sancisce un aumento ulteriore, a regime arriverà al 3,45% della massa salariale. Ma mentre le Regioni avevano accantonato solo risorse per far fronte al primo aumento, non ne hanno per l'incremento ulteriore cui, ricordiamo, va aggiunta la vacanza contrattuale. Prima delle elezioni la Sisac intende convocare un incontro con i sindacati e raccordarlo con gli esiti della discussione che in parallelo le Regioni stanno avendo con il Governo sulle coperture».

Mauro Miserendino