Vaccini, schizofrenia italiana dal rifiuto alle code per averlo

In pochi mesi sembra essere avvenuta una importante inversione di tendenza

giovedì 05 gennaio 2017

IL MESSAGGERO:

DI SILVIO GARATTINI

La bufala del rapporto fra vaccinazione ed autismo aveva fatto diminuire in modo consistente le vaccinazioni della prima infanzia determinando un triste primato per l'Italia: il primo paese europeo per casi di morbillo, con richiamo da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità ad una maggior vigilanza. Sono bastati alcuni casi di meningite -alcuni non contagiosi - per una corsa alle vaccinazioni contro il meningococco. Eppure non c'era alcun allarme perché si tratta di infezioni sporadiche che non hanno certamente le caratteristiche di una epidemia. Anzi i dati a disposizione indicano che nel 2016 si è avuta una diminuzione di quasi 500 casi rispetto all'anno 2015. Il vaccino antimeningococcico quadrivalente è andato a ruba tanto che molte farmacie ne sono rimaste sprovviste, mentre pur essendo giorni festivi gli ambulatori del Servizio Sanitario Nazionale sono stati messi a dura prova per le lunghe code. Come mai questa inversione? Indubbiamente ha giocato un ruolo importante il fatto che i genitori -soprattutto i più giovani - si sono resi conto che esistono le gravi malattie infettive. Prima della meningite non avevano mai visto malattie per cui esiste un vaccino efficace come nel caso della poliomielite e quindi forse pensavano che si volesse spingere ai consumi da parte delle ditte produttrici dei vaccini. Dopo, l'aver preso coscienza di infezioni e di morti per la meningite ha messo in moto meccanismi di paura che hanno annullato tutte le precedenti riserve sulle vaccinazioni e ne hanno determinato l'utilizzo. Ma forse ci sono ragioni molto più profonde che riguardano la cultura scientifica nel nostro amato Paese. Di fatto la scienza, intesa come una modalità pei acquisire conoscenza, non fa parte della Cultura - con la C maiuscola - ch< in Italia rimane ancora di tipo letterario-filosofico-giuridico.il problema forse sta tutto qui: senza avere conoscenza dei principi attraverso cui la scienza opera è difficile prendere decisioni sul modo con cui gestire la propria salute e quella dei figli. La filosofia, la letteratura, la poesia o l'arte non possono essere d'aiuto se non indiretto, per decidere se vaccinarsi o scegliere determinati strumenti di prevenzione. La scuola risponde a tante esigenze culturali, ma non ha mai deciso di inserire nei suoi programmi fin dalle elementari la cultura scientifica. È vero che si insegna matematica, chimica, fisica e biologia, masi insegnano i contenuti che cambiano nel tempo, anziché alcuni principi che permettono spirito critico, dubbi e scetticismo che aiutano a prendere decisioni razionali Forse è per questo che il flusso di informazioni che passano attraverso la stampa, la televisione e soprattutto il web creano grande confusione e lasciano il campo a visioni opposte che spesso non hanno ragione d'esistere. Nessuno vuole ovviamente introdurre censure o limitazioni alla libertà di pensiero, ma quando si tratta di salute individuale e collettiva forse sarebbe importante una maggior sorveglianza. Non basta un comunicato del Ministero della Salute. Occorre un'azione capillare e forse una maggiore presenza dei professionisti e dei ricercatori per evitare che circolino informazioni chiaramente sbagliate e quindi nocive. Anche i mass-media devono avere più responsabilità. Vi sono molte notizie per cui non bisogna avere sempre un punto di vista positivo ed uno negativo su tutti i problemi. Spesso si dà solo spazio a chi non ha né titolo né cultura ma solo desiderio di protagonismo. Non si capisce perché non si darebbe mai spazio a chi sostenesse che Petrarca è un pittore dell'Ottocento e si dia spazio invece a chi sostiene che non ci si debba vaccinare o che l'omeopatia sia efficace o che Stamina guarisca tutte le malattie rare. È chiaramente frutto di ciò che si impara a scuola. È forse tempo di rivedere i contenuti della scuola perché è profondamente ingiusto non dare ai giovani gli elementi per poter prendere decisioni razionali soprattutto considerando che la nostra società sta evolvendo verso una forma di continua tecnologizzazione. Ma è anche tempo per inserire nei social network alcuni elementi di correzione quando le "bufale" possono nuocere alla salute.