Boom cronici e disabili, Mmg valutano alleanza con Coop

Lanciata partnership con le cooperative sociali nell'ambito di Sanicoop associazione delle cooperative sanitarie confederata a Lega Coop.

martedì 30 giugno 2015

Doctor 33

Di fronte ai malati cronici sul territorio è necessario erogare più prestazioni. Così le cooperative di medicina generale afferenti al Consorzio Sanità CoS lanciano una partnership con le cooperative sociali nell'ambito di Sanicoop associazione delle cooperative sanitarie confederata a Lega Coop. «Le cooperative di servizio associate CoS sono uno strumento con cui i medici soci si procurano fattori produttivi, strutture, dotazione per esercitare l'attività in convenzione; le cooperative sociali da 20 anni con i soci lavoratori (tra cui infermieri e medici) erogano prestazioni sociosanitarie ai pazienti. Stiamo scegliendo tre siti dove entrambe le realtà sono forti per sperimentare un'integrazione di competenze in vista dell'esordio nel nostro accordo nazionale delle aggregazioni funzionali -Aft e delle unità di cure primarie -Uccp», dice il presidente CoS Antonio Di Malta, medico di famiglia.

Al convegno milanese CoS, Francesco Longo, direttore del Centro ricerche in economia sanitaria Cergas dell'Università Bocconi, sottolinea come ogni giorno un medico di famiglia assista in media 23 cronici ed effettui 3 visite domiciliari; e i carichi cresceranno «poiché la sede della soluzione del grosso dei problemi è l'ambulatorio, e lo sta diventando anche per l'acuzie e gli oncologici, in Lombardia lo è già nel 50% dei casi». Di Malta di rimando afferma che ci vuole una catena di comando cortissima per affrontare le richieste dei cronici e del 4% di popolazione affetto da disabilità. « E' inevitabile superare l'autoreferenzialità della medicina generale collegandosi a tutti gli attori chiave del setting organizzativo delle cure primarie e in particolare alle coop sociali che consentono alle Aft e alle Uccp di allargare il raggio d'azione a tutta l'integrazione sociosanitaria, per cogestire il paziente.

Ognuno continuerà a fare il suo mestiere ma se ci si allarga all'assistenza domiciliare integrata e alle residenze assistenziali si può immaginare che i medici delle Aft debbano sviluppare sinergie anche per far fronte a quei bisogni dei non autosufficienti oggi coperti in genere dal lavoro delle coop sociali. Noi vorremmo mettere a sistema uno scenario in cui le coop sociali non abbiano bisogno di partecipare a gare d'appalto ma i processi si attivino con l'affidamento diretto al medico di famiglia che sceglie la coop cui affidare il servizio richiestogli dal suo paziente (gestione di Adi, Rsa, Centro diurno). 
Voglio anche dire che questa collaborazione è una grande occasione; se non facciamo squadra con le cooperative sociali rischiamo di averle come competitor "pesanti" della medicina generale con tutte le ricadute paventate sul rapporto fiduciario tra noi medici di famiglia e i nostri pazienti». Di Malta osserva che chi è intenzionato a costituire una coop di servizio per la sua medicina di gruppo o rete deve sbrigarsi, «e non aspettare Aft e Uccp: i compiti richiesti sono ampi e occorre essere già preparati. La coop va fatta prima e non dopo».

Mauro Miserendino