Sciopero Mmg: Milillo (Fimmg) "La mobilitazione è ancora in atto"

L'iniziativa informativa sta "viaggiando" sugli autobus e i tram delle città italiane

giovedì 28 maggio 2015

Doctor 33

«La nostra mobilitazione è ancora in atto ed è testimoniata da tutti i manifesti che sono in giro per le principali città italiane, con lo slogan "Io non vado col primo che capita". È stato solo revocato lo sciopero a fronte di un accordo importante e rispetto al quale il governo si è impegnato su alcuni princìpi fondamentali e soprattutto si è impegnato a svolgere una funzione sussidiaria nel caso in cui le trattative con le regioni non andassero avanti».

Non usa mezzi termini, Giacomo Milillo, Segretario nazionale della Fimmg, intervistato da DoctorNews33 a margine della presentazione alla stampa del Piano nazionale per la fertilità, voluto dal ministro della Salute Lorenzin. Nonostante si sia, dunque, scongiurata fino ad oggi la mobilitazione totale dei medici di medicina generale e dei pediatri, non si ferma la campagna di comunicazione ManifestiAmoFimmg contro "l'abolizione del medico di famiglia", anche dopo la revoca dello sciopero nazionale. «Io non vado col primo che capita. Il mio medico di famiglia lo scelgo io»: è, come ricorda Milillo, lo slogan della grande iniziativa informativa che sta "viaggiando" sugli autobus e i tram delle città italiane: da Torino a Bologna a Genova per raggiungere così i cittadini e sensibilizzarli sui rischi che sta correndo la medicina generale.

«Tra qualche giorno ci saranno le elezioni regionali - aggiunge Milillo - e bisognerà verificare come procedono le trattative. È chiaro che se dovessimo ritrovarci sempre di fronte alla stessa situazione noi chiederemo al governo e al ministro Lorenzin di procedere per via di decretazione». All'inizio della protesta la Fimmg aveva annunciato che proprio al centro della questione c'erano le Regioni: «La politica delle Regioni, mira - aveva fatto sapere in conferenza stampa - a limitare la professionalità e libertà del medico nel suo rapporto di fiducia con i pazienti ed è guidata solo da criteri economicistici e di bilancio».

Paradossalmente, secondo i medici di base, il rischio è che si arriverà al punto in cui a "curare" il paziente sarà il burocrate regionale che, imponendo limitazioni a tavolino, impedirà al medico di esercitare liberamente la propria professione nell'interesse del paziente: «Magari il medico riterrà necessario prescrivere un numero X di esami e farmaci, ma sarà costretto a prescriverne solo alcuni per i limiti di bilancio imposti, e gli altri dovrà pagarseli il cittadino».

Rossella Gemma