Milillo: I MMG fuori dalle nuove terapie innovative per la BPCO

Parere della FIMMG in merito all’elaborazione della nota AIFA per il trattamento della BPCO presentata il 13 luglio u.s.

martedì 13 settembre 2016

Spett.le 
Agenzia Italiana del Farmaco
Via del Tritone, 181
00187  Roma 

Alla c.a 
dott.ssa  Patrizia Popoli
Presidente della  Commissione tecnico scientifica
segreteriacommissioni@aifa.gov.it

Al Direttore Generale
Prof. Luca Pani

Ai Componenti CTS

Egregi Componenti della Commissione Tecnico Scientifica,
in riferimento a quanto da Voi richiesto nella scorsa seduta del 13 luglio 2016, si invia il parere della F.I.M.M.G. sull’attuale e futura gestione della BPCO ( Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva), condizione patologica caratterizzata dall’ostruzione cronica e progressiva del flusso aereo a livello polmonare, spesso aggravata da esacerbazioni che hanno un impatto drammatico sulla qualità della vita, risultando una delle principali cause di accesso ai Pronto Soccorsi, ricoveri ospedalieri e morte.

A conferma di ciò la BPCO, attualmente presente in oltre il 5% della popolazione adulta, è in continua crescita, si prevede che, nel 2030, rappresenterà la 3° causa di morte, dopo le cardiopatie ischemiche e le patologie cerebrovascolari.
Sappiamo come questa patologia sia purtroppo caratterizzata da un sottoutilizzo, in fase diagnostica, di spirometria semplice o globale, test validati per la valutazione della dispnea e livello di ostruzione, diagnosi differenziale con l’Asma. Inoltre, come dimostrato da uno studio osservazionale su oltre 4.000 pazienti, effettuato in 49 Centri Pneumologici Ospedalieri, esiste un vasto mis-utilizzo delle diverse classi farmacologiche, rispetto a quanto raccomandato dalle più recenti LLGG nazionali e d internazionali. 

Si sottolinea poi, come la prevenzione dell’evento acuto sia un obiettivo terapeutico cruciale nella gestione del paziente affetto da BPCO, poiché l’acuzie comporta un peggioramento della funzionalità polmonare, un aumento della mortalità ed elevati costi di gestione del paziente stesso. 

A tal proposito riteniamo che il Medico di Medicina Generale possa e debba essere uno dei pochi operatori sanitari che possa garantire un controllo della continuità e della aderenza terapeutica dei pazienti, al fine di ridurre il più possibile ricadute  legate ad una scarsa compliance. 

Siamo consapevoli dell’elevato livello di spesa che la BPCO rappresenta per il SSN, e dell’importanza, per la comunità, della sua sostenibilità nel medio-lungo termine. 

A tal fine, crediamo fondamentale operare per liberare risorse sanitarie ed economiche a favore di innovazioni terapeutiche che abbiano dimostrato elevata efficacia clinica ed efficienza farmaco-economica. 

Non mancano evidenze a riguardo, e siamo certi ce ne saranno ulteriori nei prossimi mesi; citiamo, come esempio, una tra le più recenti pubblicazioni del NEJM, lo Studio FLAME, che ha messo a confronto molti dei farmaci attualmente a disposizione. 

In particolare si vuole evidenziare la criticità della prescrivibilità della nuova classe farmacologica, rappresentata dall’associazione LABA/LAMA, solo da parte di centri ospedalieri o specialistici individuati dalle regioni, attraverso un Piano Terapeutico, con la preclusione della Medicina Generale. 

Ribadiamo che, dal nostro punto di vista, nell’interesse del paziente, l’optimum risiede nel garantire parità di gestione della BPCO a Specialisti e Medici di Medicina Generale, assicurandosi che un’accurata diagnosi (almeno attraverso una Spirometria semplice) venga effettuata e documentata prima dell’atto prescrittivo da parte di entrambe le categorie di medici. 

A ciò aggiungiamo che la Medicina Generale ha le caratteristiche ideali e la capillarità territoriale per essere garante di un processo di ottimizzazione dell’appropriatezza prescrittiva e miglioramento della sostenibilità nella BPCO estendendo le sue competenze prescrittive a tutte le classi farmacologiche (LABA, LAMA, LABA/LAMA e LABA/ICS), sia che siano sottoposte a PPTT che non.    A tal proposito si ricorda come il Progetto di Sperimentazione d’uso dei PPTT in MG sia, da tempo, in attesa di essere attivato.  

Riteniamo che la Medicina Generale  possa contribuire, con varie modalità, a fornire dati certificati in merito a diagnosi ed appropriato trattamento della BPCO, che potranno poi essere usati dal Servizio Sanitario Nazionale  per eventuali decisioni sulle modalità prescrittive ed erogative dei farmaci in uso per il trattamento della BPCO. 

Respingiamo quindi la proposta formulataci nell’incontro del 13 luglio u.s ritenendo che esorbiti la funzione di regolazione dell’accesso al farmaco proprio di codesta spettabile Agenzia e invada quello dell’organizzazione della assistenza a livello regionale, aziendale e distrettuale, nonchè professionale del medico di medicina generale. 

Riteniamo che l’applicazione del piano terapeutico o di una scheda diagnostica terapeutica da voi proposta possa comportare una riduzione della spesa per i farmaci specifici della Bpco ( e questo risultato non è comunque  certo)sicuramente indurrebbe un forte aumento della spesa sanitaria in generale e l’instaurarsi di un peggioramento della lista di attesa. 

Ferma opposizione confermiamo rispetto alla ipotesi da voi formulata nella Commissione Tecnico scientifica di abilitare gli specialisti privati alla compilazione del piano terapeutico o scheda diagnostico terapeutica.Riteniamo questa ipotesi contraria ai principi istitutivi del Servizio Sanitario Nazionale e induttrice di un aumento della spessa privata e per tanto della disuguaglianza del diritto alla tutela.

 

Cordiali saluti
Giacomo Milillo
Segretario Nazionale Fimmg