Vaccini a scuola: le indicazioni del Garante della Privacy

L'autorità interviene sulle procedure per "snellire" l'iter burocratico

venerdì 01 settembre 2017

Sole24 Ore Sanità
Non sarà un “parere” ma un’indicazione, comunque importantissima per i ministeri al lavoro su una circolare Miur-Salute e per le Regioni che in questi giorni stanno definendo le procedure per applicare la legge 119 sull’obbligo vaccinale a scuola. Quel che è certo, che l’Authority si sta muovendo con la massima urgenza e che si esprimerà forse già entro la fine della settimana, in risposta innanzitutto alla sollecitazione formale arrivata pochi giorni fa dalla Regione Toscana (si veda il comunicato allegato).

Semplificare l’iter? Sgravare al massimo le famiglie? Più facile a dirsi che a farsi, davanti ad una legge che soltanto dall’anno 2019/2020 consentirebbe la trasmissione diretta degli elenchi degli alunni dagli uffici scolastici alle Asl, con queste che poi richiamerebbero soltanto le famiglie inadempienti. Prima, c’è la fase transitoria. Che somiglia sempre più a un caos. Il compito del Garante, sollecitato ufficialmente solo da pochi giorni ma di fatto in contatto informale da settimane con Miur e Salute, è aiutare a dipanare la matassa, mantenendosi nel rispetto dei paletti posti da una legge dello Stato. I quattro passaggi burocratici fissati dal Legislatore, gli oneri per i genitori, le date diversificate definite dalla legge con l’impossibilità per i bimbi “no vax” di accedere a nidi e materne e con la “mera” multa per bambini e ragazzi dai sei anni in su, compongono un mosaico di non facile gestione. Le ricette scelte sono le più varie e a volte eterogenee non solo tra le Regioni, ma tra territori di una stessa amministrazione. Chi più chi meno, si “stiracchia” la legge sperando di arrivare senza le ossa rotte alla riapertura dell’anno scolastico.

E tutti sono al limite con i tempi. La Toscana, per esempio, ha scelto la via formale rivolgendosi al Garante, ma in teoria per poter partire con la soluzione che ha adottato - ai sensi di un combinato disposto tra gli articoli 39 e 19 del Codice - dovrebbe attendere i 45 giorni che si contano dalla comunicazione per far scattare il silenzio-assenso dell’Autorità. E la scuola comincia soltanto da due settimane. La Lombardia ha avviato un braccio di ferro-soft con Miur e Salute, ammettendo di fatto ai nidi (e per estensione alle materne) i bambini non in regola i cui genitori entro 40 giorni si mettano al passo. Il Lazio ha scelto la strada sicura dlel’autocertificazione e rinforza gli organici con i medici fiscali. La Liguria si appella alla piena collaborazione dei suoi 235 sindaci con una lettera, in cui ricorda che le comunicazioni inviate dalle Asl alle famiglie, validate dal Garante della privacy, hanno valore di certificato, in quanto attestano lo “stato vaccinale” dei minori e, nel caso in cui il bambino risulti “inadempiente”, fissano direttamente un appuntamento nell'ambulatorio di riferimento per intraprendere o proseguire il percorso vaccinale.

Ma questi sono solo alcuni degli autori del ricettario fai-da-te scatenato dalla legge sui vaccini. Nei giorni scorsi il Garante, che come detto dovrà esprimersi più nel dettaglio, era intervenuto sugli aspetti pratici della nuova normativa. Questo il testo che compare sul sito dell’Authority:
«La strada che sembra essere stata scelta in Liguria, così come in Toscana e in altre regioni, di una comunicazione diretta alle famiglie, appare ragionevole e può sicuramente aiutare i nuclei familiari e le scuole, semplificando l’applicazione della legge sui vaccini obbligatori, senza creare problemi nella trasmissione dei dati sulla salute degli studenti». E sulla semplificazione introdotta solo dal 2019/2020, che prevede flussi informativi diretti tra scuole e Asl e viceversa: «Su questo aspetto - spiega l’Ufficio del Garante - le amministrazioni e il Garante stesso non possono far altro che adeguarsi. Sono però possibili soluzioni alternative: le Asl potrebbero ad esempio inviare direttamente alle famiglie i certificati che poi i genitori porteranno a scuola, senza aspettare che siano i genitori stessi a richiederli. Nella lettera inviata dalle Asl, sulla base di accordi presi con gli uffici scolastici o sulla base di direttive nazionali, le stesse Asl potranno ricordare l'obbligo di presentazione del certificato a scuola e dare istruzioni sulle modalità con le quali ciò debba avvenire. In questo modo si semplificherebbero le procedure per famiglie, scuole e amministrazione sanitaria, senza però violare la normativa sui vaccini e quella sulla privacy».