Ricongiunzione, cumulo e totalizzazione, come decidere in tema di pensioni

Le circolari Inps sul cumulo n.60 del 16 marzo e 140 del 12 ottobre scorsi non bastano a chiarire i dubbi dei contribuenti

martedì 07 novembre 2017

Doctor 33

In tema di pensioni in questi giorni alcuni medici, in genere dipendenti, sono combattuti tra la necessità di attendere e quella di fare in fretta. Sono quelli che in più casse pensionistiche hanno maturato spezzoni di contributi relativi a periodi di carriera non coincidenti. Devono fare bene i conti con le casse interessate e valutare quale domanda fare tra ricongiunzione, cumulo e totalizzazione. La domanda di ricongiunzione è onerosa e va fatta prima possibile, le altre vanno fatte al momento di andare in pensione (anzi, la totalizzazione dai 65 anni e 7 mesi, il cumulo quando si è proprio "sotto" e certi di voler uscire). Ma cumulo e totalizzazione non sono sovrapponibili. La seconda dà diritto ad assegni diversi, il primo a uno solo. La totalizzazione è calcolata con il metodo contributivo puro in tutte le casse (salvo Enpam e qualcun'altra); il cumulo ha pure criteri severi ma non è detto siano identici. Di certo c'è che la totalizzazione esisteva già prima che la Finanziaria 2017 introducesse il cumulo gratuito e molti medici l'hanno chiesta. Ora hanno di fronte l'alternativa del cumulo. Che però non sarà operativo subito. Se il diritto, una volta acquisito, decorre da gennaio 2017, la convenzione tra casse e Inps manca ed è auspicabile arrivi entro l'anno. In ogni caso, anche chi ha diritto ad andare in pensione adesso con il cumulo rischia di dover aspettare parecchio prima di ricevere l'assegno e gli arretrati. D'altra parte, se c'è tempo per fare domanda di cumulo, non ce n'è per rinunciare alla totalizzazione già chiesta in favore del cumulo. Occorre capire adesso se conviene cumulare o totalizzare, perché la scadenza per rinunciare alla totalizzazione è il 31 dicembre.

Le circolari Inps sul cumulo n.60 del 16 marzo e 140 del 12 ottobre scorsi non bastano a chiarire i dubbi dei contribuenti. Con una lettera agli Ordini la Fondazione prova a fare la sua parte ricordando quanto si prende con il cumulo e a chi conviene. Fa il caso di un medico con contributi in Enpam e Inps che va in pensione di vecchiaia. Premessa: l'età per la pensione Enpam è oltre un anno più elevata di quella Inps per i dipendenti Pa e per i maschi, e oltre due per le femmine. A chi ha diritto e ha raggiunto l'età Inps, quest'ultimo ente, una volta presentatagli (e accettata) la domanda, anticiperà un assegno calcolato solo per la propria parte. Quando il lavoratore avrà raggiunto l'età per la pensione Enpam la Fondazione aggiungerà il suo.

Quanti sono i reali interessati? Per il casellario centrale Inps sarebbero 130 mila i medici iscritti a più di un ente previdenziale. Tra questi, la circolare 140 però ha suscitato disincanto nei dipendenti ospedalieri, negando che gli anni di contributi alle Casse Professionali ante-1996 siano utilizzabili per raggiungere i 18 anni di anzianità al 31.12.1995, condizione che sulla carta consentirebbe al lavoratore di ottenere il più vantaggioso calcolo retributivo fino al 2011. Diverso il discorso per gli specializzandi, che dal 2006 sono iscritti alla gestione separata Inps e finora non potevano far valere quegli anni. E diverso il discorso per molti casi singoli, che sommati potrebbero diventare ricorrenti. «Abbiamo già fatto a gennaio una circolare spiegando cos'è il cumulo e come far domanda. Al 30 settembre sono arrivate 74 domande poi girate all'Inps in attesa sia firmata la convenzione», spiegano dall'Ufficio Stampa Enpam. Fin qui l'Inps non ha risposto, infatti vanno fissate le procedure informatizzate e quelle operative sulle transazioni. Ma per fare questo, c'è appunto bisogno che l'Inps batta un colpo. 


Mauro Miserendino