Oliveti (Enpam): Le Casse private sostengono il sistema Italia

Allarme tra le Casse private per la sentenza della Cassazione che riguarda appunto le erogazioni delle pensioni.

venerdì 12 settembre 2014

Le casse previdenziali dei professionisti "già sostengono il sistema-Italia: 20 anni fa, quando si decise la privatizzazione degli enti, consistente in uno scambio fra l'autonomia privata verso l'area auto-categoriale in cambio della perdita della possibilità di ricorrere ai finanziamenti pubblici, di fatto si realizzò un meccanismo di appoggio, da parte nostra, allo stato stesso". 

Alberto Oliveti, presidente dell'Enpam, l'istituto pensionistico di medici ed odontoiatri (che conta 354 mila 993 iscritti attivi e 95 mila 426 pensionati, secondo i dati del 2013), replica così alle sollecitazioni, arrivate anche la settimana scorsa dal numero uno della Commissione bicamerale di controllo sugli enti, Lello Di Gioia, affinché le casse immettano nell'economia reale una quota di risorse. E lo fa all'indomani della presentazione, a Roma, di Arpinge, la nuova società di investimenti infrastrutturali ed immobiliari costituita dai tre enti di ingegneri ed architetti, periti industriali e geometri (Inarcassa, Eppi e Cipag), che si prefigge proprio l'obiettivo di utilizzare, sbloccando cantieri fermi a causa della mancanza di liquidità, in maniera produttiva il risparmio previdenziale e, nel contempo, di creare opportunità di lavoro per i professionisti. "Il nostro patrimonio mobiliare ed immobiliare", continua Oliveti, "non è altro che il frutto dei contributi versati, che sono destinati a costruirlo e a consolidarlo. Oggi, si pone il problema di garantire un appoggio più specifico da parte dello stato, da realizzare portando sul campo le nostre competenze e la nostra professionalità per inaugurare modelli virtuosi, favorendo una crescita economica in questo momento quanto mai necessaria", conclude.
 

Intanto è allarme tra le Casse private per la sentenza della Cassazione che riguarda appunto le erogazioni delle pensioni.  La sentenza della Suprema Corte che ha reso vana la clausola di salvaguardia contenuta nella legge di Stabilità 2014, validando di fatto il diritto a percepire la pensione maturata con il sistema retributivo e annullando la possibilità per gli enti di ricalcolare le prestazioni al fine del riequilibrio anche sociale del sistema, muove da un ricorso di un iscritto alla Cassa di previdenza dei ragionieri che si è visto tagliare l'assegno pensionistico sulla base del 'pro rata'. "La sentenza della Corte può creare un grosso danno patrimoniale per le Casse dei professionisti. I giudici si assumono un grande rischio perché la loro decisione potrebbe generare un domino di ricorsi e di conseguenza la decisione degli Istituti, impossibilitati a pagare le pensioni, di affidare il proprio patrimonio e i propri iscritti allo Stato, che verrà poi da noi cittadini a chiedere nuove tasse'' è il giudizio di Alberto Brambilla, esperto di previdenza e componente della Commissione parlamentare di controllo sugli enti, intervenuto a un convegno sul futuro delle Casse promosso dall'ente dei ragionieri.

 
Brambilla è andato oltre invitando ''i giovani professionisti a fare causa alla Corte di Cassazione, che ha dimostrato ancora una volta come in Italia si guardi la forma e non la sostanza". La questione del rapporto tra generazione e la sostenibilità tra sistemi non scompare con la decisione della Corte, osserva il presidente Adepp Andrea Camporese. ''E' indubbio che certe condizioni di 'miglior favore' affidate a generazioni precedenti si scarichino su quelle successive'' e la crisi ha acuito il problema. Secondo il presidente dell'Associazione delle casse di previdenza, allora occorre ''trovare un nuovo punto di mediazione, un nuovo patto tra le generazioni e la sostenibilità dei sistemi, individuando meccanismi di compensazione che attenuino questo gap".
 
In attesa degli altri pronunciamenti giuridici, il presidente della Cassa dei ragionieri Luigi Pagliuca non usa mezzi termini: ''Piuttosto che diminuire ulteriormente le pensioni da fame ai giovani professionisti porto le chiavi della Cassa ai ministeri vigilanti, trasferendo così l'intero onere sulle casse pubbliche''. Il problema di un effetto domino, il rischio di un patto sociale in forte bilico tra chi oggi paga le pensioni calcolate con il 'retributivo' sapendo che lo aspetterà invece un assegno 'da fame', sono reali: ''vi sono dei segnali molto forti e preoccupanti dell'aggravarsi del conflitto intergenerazionale - dice Mauro Marè docente e presidente Mefop - i giovani under 35 anni posseggono rispetto ai precedenti, un reddito molto minore e hanno una ricchezza netta finanziaria che negli ultimi 25 anni si è ridotta del 50-70%, mentre gli over 50 sono diventati, per diversi fattori, più ricchi. E' necessario uno sforzo di tutti: occorre che il sistema a ripartizione diventi più sostenibile e bisogna aiutare il mercato del lavoro''.
 
Fonte: ansa