Dializzati, niente più rimborsi se residenti vicino ai centri

Precluso il diritto alla spese di trasporto al di sotto dei 2 chilometri in linea d'aria

mercoledì 27 luglio 2016

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO: " L'appello dell'assocazione dei nefropatici al ministro Lo-renzin e al presidente Emiliano: «A rischio la salute di quei pazienti con risorse insufficienti a fronteggiare i costi per raggiungere i centri di trattamento dialitico». Niente più rimborso per i pazienti nefropatici che devono andare a fare la dialisi con mezzi propri o accompagnati, se il centro si trova nella stessa città in cui vivono. Un nuovo protocollo operativo diramato dalla Asl Bari lo scorso 16 giugno, preclude infatti il diritto al rimborso spese di trasporto, se l'assistito percorre meno di due chilometri per raggiungere il servizio. In pratica, se avere il servizio di dialisi nel proprio comune poteva essere considerata quantomeno una comodità, oggi questa «fortuna» si è tramutata in un nuovo cruccio per i pazienti persone che devono sottoporsi vita naturai durante all'indispensabile tratta- mento salvavita. «Nella cinta urbana il rimborso è ammissibile solo se superiore a 2 km e viene corrisposto sulla più breve distanza via aria tra il domicilio e il centro dialisi calcolato con Google Maps». Così avverte il protocollo operativo datato 13 maggio 2016 valida-to dei direttori di distretto, che ha escluso dal rimborso, per esempio, gli utenti di Putignano, Gioia e Monopoli che fruiscono del trattamento di emodialisi in loco. Si tratta di oltre 700 persone solo in questi tre comuni, ma se ne contano a migliaia, generalmente anziani e con altre patologie importanti, nella sola provincia di Bari. La risposta dei nefropatici pugliesi però non si è fatta attendere: da oltre un mese sono in attesa di chiarimenti richiesti alla direzione generale della Azienda Sanitaria Locale e al presidente della Regione Michele Emiliano anch'egli interpellato in merito. Una seconda missiva di doglianze proveniente dal legale dell'associazione dei nefropatici è stata inoltrata al Tribunale del malato e persino al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. UN MALE INSIDIOSO I reni hanno la funzione di ripulire il sangue, rimuovendo i liquidi in eccesso, i minerali, le sostanze da scartare. Se il meccanismo si inceppa tutto l'organismo è a rischio. La pressione aumenta, il cuore si affatica, il sistema cardiovascolare è esposto a nuovi pericoli. Ma spesso i sintomi sono silenziosi. Una condizione assai gravosa quindi quella alla quale sono destinati a vita i pazienti affetti da insufficienza renale. Ecco perché dal 1991 a oggi, era stato riconosciuto da tutte le aree della Regione Puglia il diritto di rimborso delle spese per il trasporto in favore di pazienti sottoposti a trattamento di emodialisi, dal domicilio al centro dove viene eseguito il servizio. Ai soggetti che utilizzano la propria autovettura è corrisposto un importo pari a un quinto del costo della benzina per ogni chilometro percorso, nonché il rimborso delle spese sostenute per il pagamento dei eventuali pedaggi autostradali. Se l'uremico cronico necessita di essere accompagnato, viene corrisposto un contributo chilometrico di andata e ritorno sostenuti dall'accompagnatore, anche per due volte nella stessa giornata. Al paziente in condizioni cliniche tali da non effettuare il viaggio con mezzi pubblici o privati, viene invece riconosciuto il trasporto in auto medica o ambulanza. A parte questi ultimi, da oggi invece i pazienti accompagnati che dimorino entro la fascia chilometrica di 2 km, sono esclusi dalla possibilità di fruire del trasporto rimborsato dall'azienda sanitaria locale, e devono sostenere personalmente i relativi costi di accompagnamento. Il tutto prescindendo dalle condizioni fisiche in cui tali assistiti LE CRITICHE Ciò che i ne fropatici contestano maggior- mente infatti è che la Asl barese, in questo nuovo provvedimento, non ha ritenuto di dover effettuare alcuni distinguo tra i pazienti cronici con comprovate difficoltà motorie e altri che possano o meno coprire autonomamente con propri mezzi tale distanza. «Un provvedimento che mette a rischio la salute di quei pazienti che non reDeriranno risorse sufficienti a fronteggiare i costi per raggiungere i centri di trattamento dialitico». Tanto si legge nella missiva inoltrata al ministro della Salute nella quale si evidenzia altresì «l'inconferenza di del provvedimento stesso con i precetti della Carta Europea dei diritti del malato (art.12 diritto al trattamento personalizzato)»