GIMBE: l'anno scorso bruciato un euro su cinque per la sanità

Nino Cartabellotta (presidente GIMBE), lancia un ultimatum: cambiare rotta o reinventarsi.

venerdì 08 giugno 2018

L’anno scorso ogni cinque euro impiegati uno è stato speso in azioni che non hanno prodotto alcun beneficio in termini di salute per i cittadini.

A fare la diagnosi, poco rassicurante, del Servizio sanitario nazionale è il Gimbe che nel suo “Terzo rapporto sulla sostenibilità del Ssn”, presentato ieri a Roma dal presidente Nino Cartabellotta, lancia un ultimatum: cambiare rotta o reinventarsi.

Al Servizio sanitario nazionale infatti – è quanto emerge dal documento – serve un piano di salvataggio per superare consapevolmente il fatidico bivio della sostenibilità economica.

La cura in 12 punti assomiglia a un intervento d’urgenza e le prescrizioni spaziano da una maggiore certezza sulle risorse da destinare alla sanità, al rilancio per le politiche per il personale, fino a un piano nazionale contro il binomio sprechi-inefficienze.

Una voce, quest’ultima, che la fondazione no profit stima in 21,6 miliardi di euro per il solo 2017, ossia il 19 per cento su un consuntivo di 113,6 miliardi.

In pratica ogni 5 euro impiegati uno è stato speso in azioni che non hanno prodotto alcun beneficio in termini di salute per i cittadini.

Il piano del Gimbe si propone come un prontuario per il Governo appena insediato, per riportare la sanità pubblica e, più in generale, il sistema di welfare al centro dell’agenda politica.

“Pianificazione finanziaria e programmazione sanitaria – si legge tra le 130 pagine del rapporto – devono essere perfettamente sintonizzate, senza alcuna subordinazione”.

Quattro i fattori alla base della crisi di sostenibilità: progressiva riduzione del finanziamento pubblico, sostenibilità ed esigibilità dei nuovi Lea, i già citati sprechi e un “secondo pilastro” della sanità integrativa da normare in maniera più puntuale.

Per scendere nei dettagli delle proiezioni economiche del Gimbe, nella migliore delle ipotesi, nel 2025 mancheranno 20,5 miliardi di euro per sostenere un fabbisogno complessivo della sanità lievitato a 220 miliardi.

L’imminente gap relativo a spesa pubblica e privata in Italia, che emerge attraverso una complessa serie di stime, rivela come si verrà a creare una grossa fetta di domanda non soddisfatta.

Il dato ha due valenze: sarà un servizio ulteriore da coprire per il pubblico, ma anche un vasto terreno di conquista per la crescita del settore privato.

In uno scenario complesso, le due possibili strade indicate dal Gimbe sono invertire la direzione sul finanziamento pubblico e ristrutturare il Ssn o dirigere in maniera manifesta e normata verso un sistema misto. Transizione che dovrà essere governata attentamente dal nuovo Esecutivo.

Il Gimbe, con la propria “cura”, indica la prima soluzione. Scrivere il capitolo successivo spetterà alla Politica.

Antioco Fois