Reumatologia, mancano i medici Chiude ambulatorio al Policlinico

«Inconsistenti le promesse della direzione generale secondo cui l'organico sarebbe stato potenziato»

domenica 24 agosto 2014

Gazzetta del Mezzogiorno (Vincenzo Damiani)

Tra una settimana l'unico am bulatorio di reumatologia presente in Puglia chiude i battenti. Al Policlinico di Bari Non ci sono più medici per garantire l'attività e l'accoglienza dei pazienti, così dal primo settembre la saracinesca si abbassa. L'ordine di servizio è firmato, suo malgrado, dal primario il dottore Giovanni Lapadula: «Preso atto delle difficoltà di organizzazione dell'attività lavorativa  scrive il professore  dovuta all'estrema riduzione del numero dei dirigenti medici ancora in servizio si dispone che, a partire dal primo settembre, il dottor Azzolini e il dottor Bo-nali nelle more della sostituzione del personale andato in quiescenza svolgano la loro attività nel reparto. L'attività ambulatoriale per pazienti esterni sarà sospesa mentre sarà garantita la continuità assistenziale per i pazienti già presi in carico». In sostanza, chiude l'ambulatorio dove l'ammalato riceve le prime visite, dove vengono eseguiti i controlli, le densitometrie e i day hospital diagnostici. Ai pazienti pugliesi non resterà che rivolgersi alle strutture private.

Le associazioni sono sul piede di guerra, temono di essere costretti nuovamente ai viaggi della speranza per potersi curare. 
«Nonostante i ripetuti allarmi lanciati dall'associazione "Marea Onlus"  attacca la presidente Grazia Fersini  che paventavano la chiusura dell'ambulatorio di reumatologia, le preoccupazioni degli ammalati diventano realtà. Le vacue rassicurazioni del direttore generale del Policlinico, che garantiva la normale prosecuzione del servizio con potenziamento dell'organico di due unità immediatamente e altre quattro attraverso il bando di mobilità da deliberare nel mese di luglio, sono risultate ancora una volta inconsistenti. Tutto programmato, tutto annunciato ma, come sempre, solo parole. Evidentemente siamo pazienti di serie B».

Nonostante la malattia colpisca, secondo le ultime stime, le articolazioni di oltre 20 mila pugliesi e pur essendo una delle malattie autoimmuni più diffuse (8 volte più frequente della sclerosi multipla, ad esempio). L'artrite reuma-toide non è facilmente diagnosticabile, necessità di specialisti e attrezzatura ad hoc. Spesso viene confusa con patologie meno gravi, come l'artrosi. Il suo impatto sulla vita dei pazienti è invece fortissimo: entro i primi due anni il 10 per cento sviluppa un'invalidità grave, meno del 50 per cento mantiene un'at- tività lavorativa o svolge le normali attività a 10 anni dall'esordio, e oggi l'artrite reumatoide è una delle malattie più invalidanti con cui combattono classe medica e pazienti. Eppure in Italia la diagnosi è ancora molto lenta. «In Puglia la realtà è ancora più drammatica  ammette Fersini  la grave carenza del personale medico, non sanata neanche in minima parte e nelle more di una sua ulteriore riduzione a tempi brevi, ha costretto la direzione di reumatologia a redigere un ordine di servizio di chiusura dell'ambulatorio con tutti i servizi annessi, a tempo indeterminato. I medici sono stati richiamati nel reparto, nella chiara impossibilità di poter gestire un'adeguata turnazione della struttura. Ancora una volta  lamenta  causa la superficialità e la chiara mancanza di adeguata programmazione, noi ammalati reumatici ci troviamo privi di assistenza alle nostre malattie complesse, con tutte le conseguenze che ne derivano e senza alternative». Vincenzo Damiani