Mmg, crolla valore retributivo: stipendi fermi al 2005

«Non è crollato lo stipendio ma il valore della retribuzione - precisa Paduano - segretario FIMMG Friuli

mercoledì 09 settembre 2015

Doctor33

Un crollo nel valore delle retribuzioni dei medici pari al 35 per cento. Questo è avvenuto dal 2005 ad oggi. Lo afferma il segretario Fimmg Friuli Venezia Giulia Romano Paduano. «Non è crollato lo stipendio ma il valore della retribuzione - precisa Paduano - noi continuiamo a prendere 40 euro lordi a paziente con una media di 1300 assistiti e retribuzioni ferme al 2005. In questi dieci anni le spese hanno continuato a crescere. Sono aumentati i fattori produttivi più banali, la benzina come l'affitto dei locali per il quale non riceviamo alcun ristoro. Il telefonino va cambiato di frequente, ieri era uno strumento da usare occasionalmente nella giornata, ora è indispensabile. La dotazione elettronica, il computer, non sono scaricabili perché noi medici siamo esenti Iva, non la scarichiamo ma possiamo solo esporla come costo per una minor tassazione.

La ricetta de-materializzata che tale non è ci ha costretto a dotarci di una stampante a due cassetti per stampare i promemoria e a cambiare più spesso i toner. Il personale è una spesa solo in parte ristorata dalla convenzione, che non fa crescere un ipotetico fatturato. Però il Fisco sembra non capirlo e non solo paghiamo di più per offrire un servizio con il nostro personale ma sul costo di quest'ultimo siamo costretti a pagare l'Irap.

 Ora si parla di una convenzione a isorisorse, e non si capisce se è comunque consentito spostare risorse nell'ambito del servizio sanitario verso il territorio o nel territorio verso la medicina generale. Gli orientamenti governativi fanno pensare di no. Penso sia il caso di dire che una perdita di valore d'acquisto nella nostra retribuzione c'è, si fa sentire».

Come responsabile della comunicazione Fimmg, Fiorenzo Corti ha "ospitato" sul sito istituzionale l'intervista di Paduano al giornale "il Friuli" che ha scatenato la querelle. E oggi spiega: «Se il nuovo accordo nazionale e la trattativa non entrano nell'ottica di correggere queste situazioni l'attività di medico di famiglia diverrà sempre più una paradipendenza dal settore pubblico. Rischiamo cioè di non essere più un ruolo dove attrezzature e personale dipendono dalle nostre scelte e di diventare "sumaisti" di serie B».