Anelli in titanio: nuova sfida per i medici di pronto soccorso

Difficile rimuoverli senza danneggiare le dita

mercoledì 19 agosto 2015

Gli anelli in titanio, anziché in oro o argento, stanno diventando sempre più comuni. Ma rappresentano un problema per i pronto soccorso: il titanio è troppo difficile da rimuovere dalle dita gonfie usando le apparecchiature convenzionali. Questo è stato dimostrato nello studio di un caso dello Sheffield Teaching Hospital NHS Foundation Trust che è stato presentato su “Emergency Medicine Journal”.

Un dito gonfio dovuto a un anello è un problema relativamente comune nelle cure di emergenza. Ma se questo problema non viene affrontato rapidamente, può causare la morte del tessuto o persino la perdita di un dito. Gli anelli in oro o argento possono essere facilmente rimossi con un normale taglia anelli. Ma gli anelli in titanio richiedono un’attrezzatura specialistica, come seghe dentali, trapani dentali o seghe con punta di diamante. Di solito, queste tecniche richiedono 15 minuti.

Secondo gli autori, il problema è che tali tecniche possono ustionare la pelle sottostante e, solitamente, è necessario più di un operatore per eseguire questo lavoro. Inoltre, l’apparecchiatura potrebbe non essere disponibile in tutti gli ospedali.

Nello studio del caso descritto, un uomo è arrivato al pronto soccorso di un ospedale britannico con l’anulare sinistro, in cui indossava un anello in titanio, molto gonfio in seguito a un bagno in una struttura termale. Con i metodi tradizionali non è stato fatto alcun progresso nella rimozione dell’anello. I chirurghi infine hanno trovato un modo per aiutare il paziente. Con l’aiuto di un paio di pinze, che fanno parte dell’apparecchiatura standard di una sala operatoria ospedaliera, l’anello è stato rimosso in 30 secondi, senza alcun danno al dito. “Utilizzando un semplice strumento prontamente disponibile nella maggior parte degli ospedali in qualsiasi momento, questo tipo di problema può essere risolto entro un tempo molto breve e senza causare alcun danno”, hanno dichiarato gli autori.