Morte improvvisa nei giovani atleti, dubbi sullo screening preventivo

Messa in discussione l'utilità del semplice ecg come screening di massa

martedì 26 aprile 2016

Doctor 33

Secondo uno studio sul Bmj non è dimostrato che lo screening per prevenire l'arresto cardiaco improvviso nei giovani atleti possa salvare vite umane. «La morte cardiaca improvvisa di un giovane su un campo sportivo è un evento devastante», esordisce il coautore Hans van Brabandt del Belgian Health Care Knowledge Centre, ricordando che ogni anno circa lo 0,001 per cento dei giovani atleti muore per un arresto cardiaco improvviso, spesso causato da disturbi cardiovascolari preesistenti. E lo screening è un tentativo di identificare queste malattie e prevenire le morti, anche se esistono disaccordi circa i danni e benefici, testimoniati dalle differenti indicazioni date dalle linee guida sull'argomento. Così gli autori hanno effettuato una revisione dettagliata della letteratura sui danni e benefici dei programmi di screening per prevenire l'arresto cardiaco negli atleti non professionisti tra i 18 e i 34 anni.

«L'American Heart Association raccomanda di unire un esame fisico all'anamnesi personale e familiare, ma in questo modo solo poche persone a rischio di morte cardiaca improvvisa vengono identificate» scrivono gli autori, precisando che la Società Europea di Cardiologia raccomanda anche un elettrocardiogramma, un test la cui sensibilità è generalmente bassa, nonostante l'uso eventuale di test cardiovascolari aggiuntivi, che possono portare a inutili danni dovuti all'ansia e ai traumi psicologici, oltre che a eccessi diagnostici e terapeutici.

«Fino a quando le persone a elevato rischio di morte improvvisa non verranno identificate in modo affidabile e trattate in modo adeguato, i giovani atleti non dovrebbero essere sottoposti a screening» riprende van Brabandt, aggiungendo che l'unico elemento di prova secondo cui lo screening salva la vita nasce da uno studio italiano da cui emerge una riduzione del 90 per cento dei decessi osservati nella regione veneto a seguito di uno screening obbligatorio nel 1976. E in un editoriale di commento Christopher Semsarian dell'Università di Sydney scrive: «Le incertezze sullo screening nei giovani atleti dimostrano la necessità di ulteriori studi per giungere all'obiettivo di prevenire le rare ma tragiche morti improvvise nei giovani. Nel frattempo, allenatori e giocatori dovrebbero essere addestrati alla rianimazione polmonare e all'uso dei defibrillatori, che dovrebbero essere disponibili in tutte le sedi sportive per migliorare le possibilità di sopravvivenza dopo un arresto cardiaco».

Bmj 2016;353:i1156
http://www.bmj.com/cgi/doi/10.1136/bmj.i1156 

Bmj 2016;353:i1270 
http://www.bmj.com/cgi/doi/10.1136/bmj.i1270