«Medici in trincea, la Regione non fa nulla»

Dottoressa uccisa, l'Ordine attacca l'assessora: «Ci rivolgeremo all'ispettorato»

domenica 08 settembre 2013

Vincenzo Damiani (Corriere del Mezzogiorno)

Le contromosse studiate dalla Regione per mettere in sicurezza le strutture sanitarie sono «inconsistenti». La bocciatura è secca e arriva dall'organo più rappresentativo della categoria, l'Ordine dei medici della provincia di Bari. Ieri mattina, il consiglio direttivo si è riunito d'urgenza per studiare le iniziative annunciate dall'assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile, all'indomani dell'omicidio della psichiatra Paola Labriola.
Al termine dell'assemblea, l'Ordine non solo ha aspramente criticato le iniziative della Regione Puglia per cercare di garantire maggiore sicurezza ai camici bianchi in prima linea, ma ha annunciato la linea dura: nei prossimi giorni saranno inviate all'ispettorato del lavoro «tutte le segnalazioni sullo stato delle sedi e degli ambulatori che i colleghi vorranno far pervenire».

 Insomma, i medici non ci stanno, sono pronti anche a scioperare e a denunciare le falle nel sistema sanitario pugliese. Tra Regione e camici bianchi i rapporti sembrano essere arrivati ai minimi storici, il motivo lo spiega il presidente dell'Ordine dei medici, Filippo Anelli. «I tagli al sistema - dice - hanno avuto come effetto a cascata quello di scaricare sul servizio sanitario esigenze di carattere non medico. Con la crisi il disagio sociale aumenta e i nostri operatori si trovano a fronteggiare situazioni che non possono risolvere e a cui non possono dare risposte».

L'assessore Gentile, giovedì scorso, ha annunciato alcune novità da adottare immediatamente e sintetizzabili in quattro punti: una vigilanza discreta e non armata da parte di personale dipendente o esterno (ad esempio l'utilizzo di bodyguard); accorpamento dei Centri di salute mentale con conseguente allungamento dell'orario di apertura, dalle 8 alle 20; il trasferimento delle guardie mediche notturne negli ospedali (in tutti i centri dotati di presidio ospedaliero); infine corsi di autodifesa per il personale che lo desideri.

 Per i medici sono solo «palliativi» estemporanei che non risolvono il problema alla radice. «Oggi - attacca Anelli - a fronte di una domanda di salute in aumento, si registrano tagli e riduzioni come mai in passato. In questo clima di profonda crisi, non solo economica ma anche sociale, i medici sono rimasti spesso l'ultima speranza per un aiuto, eppure in moltissimi casi si trovano nella condizione di non poter soddisfare i bisogni dei cittadini. In questa situazione - prosegue - si rompe il rapporto di fiducia medico paziente, su cui si basa la nostra professione.

Il medico viene visto come colui che nega un servizio, come un antagonista e non come un alleato del paziente, colui che dovrebbe risolvere i suoi problemi e migliorare la sua condizione». Ecco il motivo per il quale, nella mozione finale approvata ieri il consiglio direttivo dell'Ordine «torna a denunciare la carenza di idonei sistemi di sicurezza nelle sedi e negli ambulatori».

Non solo: nel documento i camici bianchi lamentano il fatto che la Regione è intervenuta «senza nemmeno avvertire la necessità di confrontarsi direttamente con gli operatori che giornalmente, pur con ogni difficoltà, comunque garantiscono i servizi». «I medici - si legge nella mozione - rifiutano di essere il terminale su cui si scaricano tutte le conseguenza del disagio sociale che altri hanno determinato». In sostanza, secondo i camici bianchi, oltre a sedi inidonee e qualche volta fuorilegge, le chiusure dei reparti, ospedali, la mancata apertura di ambulatori sul territorio, la riduzione degli organici, hanno contribuito a mandare al collasso il sistema sanitario e a produrre inefficienze e tensioni.

«Bisogna che funzioni anche la rete dei servizi territoriali - conclude Anelli - deve stabilirsi un rapporto di collaborazione e un sistema di allerta che scatti al primo segnale di criticità, in modo che ogni snodo della rete si faccia carico dei pericoli per gli altri. Nessuno deve più rimanere solo». Nei prossimi giorni sarà avviata dall'Ordine una campagna di informazione «per salvaguardare il rapporto di fiducia e l'alleanza che lega medici e cittadini».

Il Consiglio ha, infine, conferito alla memoria, a Paola Labriola il premio per la buona medicina 2013.