Dona un rene a uno sconosciuto Ecco la prima samaritana d'Italia

Il gesto di questa donna ha permesso, per una sorta di domino sanitario, di effettuare ben sei trapianti in quattro ospedali di due Regioni.

venerdì 10 aprile 2015

Repubblica - MICHELE BOCCI 

Ha deciso di dare un rene a uno sconosciuto per puro spirito altruistico. È la prima volta che in Italia viene fatta una donazione "samaritana". Non solo, il gesto di quella donna ha permesso, per una sorta di domino sanitario, di effettuare ben sei trapianti in quattro ospedali di due Regioni.

Pavia, dona un rene a uno sconosciuto è la prima "samaritana" Il gesto della donna ha messo in moto una catena di altruismo e si sono potute salvare 6 persone grazie ai trapianti: un record ha deciso di dare un rene a uno sconosciuto perpuro spirito altruistico.

È la prima volta che in Italia viene fatta una donazione "samaritana". Non solo, il gesto di quella donna ha permesso, per una sorta di domino sanitario, di effettuare ben sei trapianti in quattro ospedali di due regioni. Lei in cambio ha avuto solo una grande riconoscenza. A distanza però: la sua identità è segreta e chi ha ricevuto l'organo, espiantato al San Matteo di Pavia nei giorni scorsi, non può conoscerla.

Di questo tipo di donazione si è discusso molto in Italia trail 2009 eil 2010, quando tre persone sipresentarono ad ospedali piemontesi e lombardi offrendo i loro reni. Non vennero accettate per ragioni legate alla loro condizione psicologica o economica. Questa volta l'operazione è riuscita e non ci si è fermati ad un solo trapianto ma si è arrivati a sei, utilizzando la tecnica del "cross over". Il punto di partenza sono coppie di parenti (marito e moglie, fratello e sorella, padre e figlio ), tra i quali uno ha bisogno di un rene e l'altro è disposto a donarlo, ma che non sono compatibili. Per questo vengono inserite in un database di persone che hanno lo stesso problema.

Se per caso si ha una compatibilità incrociata tra coppie, sia a livello immunologico che di gruppo sanguigno, si procede all'intervento in "cross over". In pratica il donatore della prima coppia cede il suo rene alla persona malata della seconda e viceversa l'organo del donatore della seconda finisce al malato della prima. Ebbene, questo meccanismo grazie alla donatrice samaritana è avvenuto per ben sei volte. Anzi sta avvenendo, visto che l'ultimo intervento si svolge questa mattina al Niguarda di Milano.

Ecco come ha funzionato il meccanismo. Alla donatrice samaritana hanno prelevato il rene a Pavia, e lo hanno trasportato a Siena. Qui è stato trapiantato su un malato, e un suo parente il giorno dopo ha donato l'organo a una persona al Niguarda. La catena è proseguita al policlinico di Siena, poi ci sono stati due trapianti a Pisa, l'ultimo ieri sera, e oggi, appunto, si svolgerà quello di Milano.

 Praticamente un record, la cui portata verrà illustrata oggi dal ministro alla Salute Beatrice Lorenzin e dal capo del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa. L ' anno scorso sono stati 250 i trapianti di rene da vivente e solo una volta è stato necessario il cross over, che è stato utilizzato per la prima volta nel 2005 proprio a Pisa grazie all'impegno del professor Ugo Boggi.

 Per quanto riguarda la donazione samaritana, era   una alternativa della donazione tra viventi nella legge sui trapianti del '67, quella che derogava all'articolo 5 del codice civile dove è previsto che nessuno può disporre del proprio corpo. Se ne è discusso molto nel 2010. Proprio le proposte di persone, poi giudicate non adatte a donare, hanno fatto esprimere prima, il 23 aprile, il Comitato nazionale di bioetica e poi, il 4 maggio, il Consiglio superiore di sanità.

Quest'ultimo ha dato una serie di raccomandazioni richiedendo la valutazione psichiatrica del donatore, l'analisi del nucleo familiare, la tutela del suo anonimato e raccomandava che la gestione dei primi dieci casi fosse in mano del Centro nazionale trapianti. Ha pure chiesto di inserire "prioritariamente" il donatore samaritano nel programma di cross over, per fare in modo di sfruttare al meglio suo il gesto. Tra il 2009 e il 2010 si è molto discusso di questo tipo di intervento da un punto di vista etico