Truffe sui ricoveri La Asl chiede la restituzione di milioni di euro alle cliniche

Il Tar dà ragione alla Regione: nel mirino 414 prestazioni sospette

sabato 30 luglio 2016

LA REPUBBLICA BARI: Il caso più eclatante è quello di una clinica di Taranto alla quale l'Asl ha chiesto la restituzione di 13 milioni di euro per un motivo molto semplice: ìa casa di cura San Camillo aveva chiesto il rimborso per prestazioni, nella fattispecie ricoveri, diversi da quelli realmente erogati.

La vicenda è approdata dinanzi i giudici del Tar, che si sono pronunciati anche su una vicenda simile: quella di un'altra clinica di Taranto, la Casa di cura Bernardini, che dall'Asl ha ricevuto l'ordine di restituire poco più di un milione 300mila euro per la stessa ragione, cioè per l'inappropriatezza di 414 ricoveri.

I giudici della seconda sezione del Tar di Lecce hanno respinto il ricorso della clinica, dando il via libera al provvedimento della Regione, e hanno trasmesso le carte ai magistrati della Procura, che adesso dovranno valutare se la richiesta di rimborso per prestazioni diverse da quelle effettuate configuri anche reati penali. I casi delle due cliniche tarantine sono il frutto dei controlli sull'appropriatezza dei ricoveri che la Regione Puglia ha aumentato, arrivando a verifiche sul 100 per cento delle cartelle cliniche.

 GABRIELLA DE MATTEIS Il caso più eclatante è quello di una clinica di Taranto alla quale l'Asl ha chiesto la restituzione di 13 milioni di euro per un motivo molto semplice: la casa di cura San Camillo aveva chiesto il rimborso per prestazioni, nella fattispecie ricoveri, diversi da quelli realmente erogati. La vicenda è approdata dinanzi i giudici del Tar, che si sono pronunciati anche su una vicenda simile: quella di un'altra clinica di Taranto, la Casa di cura Bernardini, che dall'Asl ha ricevuto l'ordine di restituire poco più di un milione 300mila euro per la stessa ragione, cioè per l'inappropriatez-za di 414 ricoveri. I giudici della seconda sezione del Tar di Lecce hanno respinto il ricorso della clinica, dando il via libera al provvedimento della Regione, e hanno trasmesso le carte ai magistrati della Procura, che adesso dovranno valutare se la richiesta di rimborso per prestazioni diverse da quelle effettuate configuri anche reati penali. I casi delle due cliniche tarantine sono il frutto dei controlli sull'appropriatezza dei ricoveri che la Regione Puglia ha aumentato, arrivando a verifiche sul 100 per cento delle cartelle cliniche che rientrano nei parametri indicati dal ministero. Ogni asl ha un'Uvar aziendale, composta da medici che si recano nelle cliniche private per controllare le carte cliniche e le schede di dimissioni dei pazienti. «Con questo tipo di controlli abbiamo scoperto il caso di queste due cliniche», spiega il direttore generale dell'Asl di Taranto, Stefano Rossi. II Tar di Lecce si è pronunciato soltanto su uno dei due contenziosi. Praticamente la Casa di cura Bernardini aveva chiesto e ottenuto il rimborso per 414 ricoveri fra il 2009 e il 2013 che l'Asl ha però ritenuto inappropriati perché, ricostruiscono i giudici, erano stati classificati come chirurgici e «quindi remunerati in base alla tariffa assai più elevata» e non come di natura medica. Una differenza sostanziale perché il periodo di degenza è meno lungo. Controllando le cartelle cliniche, le richieste dei medici di base e le lettere di dimissioni, «l'organo di controllo - si legge nella sentenza - ha rilevato numerose ipotesi di inappropriatezza, accertando di volta in volta che la diagnosi principale era errata e non poteva giustificare l'intervento chirurgico asseritamente eseguito presso la struttura». Tra i casi segnalati dagli ispettori dell'Asl ci sono anche quelli di alcuni pazienti che avrebbero richiesto il ricovero di un solo giorno e non la lungodegenza né tantomeno l'intervento chirurgico. Non solo: confrontando i numeri degli ospedali e di altre strutture accreditate della Regione, la Asl ha verificato anche come i dati sui ricoveri chirurgici forniti dalla casa di cura con cui ha avviato il contenzioso risultassero di gran lunga superiori. La casa di cura, però, è pronta a fare ricorso in appello, al Consiglio di Stato. «Tutte le prestazioni sono state eseguite cor-rettamete, risultano appropriate, sono perfettamente lecite. Ogni cartella clinica era corredata da una prescrizione del medico di famiglia e comprendente schede chirugiche ed anestesiologiche comprovante l'intervento chirurgico. Sono sere- no sulla liceità del nostro comportamne-toi» dice Marcello Bernardini, direttore generale della omonima casa di cura.