Malata Sla rifiutata la denuncia dei Nas - Il ministro Lorenzin si scusa: “Vergogna”

L’informativa dei carabinieri in procura L’ipotesi è omissione in atti d’ufficio

mercoledì 23 aprile 2014

 I fatti sono quelli che Repubblica. it ha raccontato domenica mattina, raccogliendo la denuncia di uno dei figli della signora: una paziente affetta da Sla, che respira grazie a una cannula tracheostomica, aveva chiesto l’intervento di un medico perché la cannula era danneggiata. E quindi la donna rischiava di non respirare.

Al numero, disponibile 24 ore su 24 aveva però risposto una dottoressa, Caterina Pesce, sostenendo - questo per lo meno racconta la famiglia - che il medico era in ferie e che lei non poteva fare nulla prima di martedì, né poteva dare disposizioni per mandare qualcuno.

«Una ricostruzione falsa» ha attaccato lunedì il direttore generale Colasanto, «sono stati i parenti della paziente a dire che preferivano rivolgersi a un altro medico di loro conoscenza. Non c’è niente di cui dovremmo vergognarci» ha detto il direttore generale. Mentre Colasanto però preannunciava querele, i Nas erano stati allertati dal ministero e in tempi di record il giorno di Pasquetta avevano fatto i primi accertamenti e depositato la loro relazione.

Risultato: denuncia del medico e il ministro in persona, Beatrice Lorenzin che alle nove della mattina interviene per chiedere scusa alla famiglia della paziente. «Quello che è accaduto è vergognoso - ha spiegato in una nota diffusa in mattinata - una vicenda che non deve ripetersi mai più». «Chi si è macchiato della responsabilità di questo episodio vergognoso - ha aggiunto - dovrà rispondere adesso alla Procura della Repubblica, alla direzione della Asl e all'ordine dei medici. In Italia - ha continuato Lorenzin non può accadere, non deve accadere che alla richiesta di un pronto intervento da parte di una struttura sanitaria venga risposto che l’intervento venga eseguito dopo le festività».

«Al momento però la situazione non è completamente chiara» ha detto l’assessore alla Salute, Elena Gentile, che annunciando anche approfondimenti della Regione ha chiamato la famiglia della donna in mattinata. Al principio l’assessorato era sulla linea di Colasanto per poi essere più morbida. «Verificheremo quello che è accaduto » ha fatto sapere, difendendo comunque la bontà del servizio sanitario regionale che «tiene sempre anche in momento di estrema crisi».

«Una baraonda davvero che non capisco» insiste però il direttore generale della Asl, mentre il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) parlava di un «fatto disdicevole». «Il nostro - insiste Colasanto - è stato comportamento è stato cristallino».

I carabinieri continueranno chiaramente a indagare nei prossimi giorni ascoltando tutti i testimoni di questa storia anche sulla base di riscontri oggettivi in possesso degli investigatori. Una situazione complessa che arriva dopo pochi mesi la storia dell’omicidio Labriola, dove proprio Colasanto si trova indagato con l’accusa di aver costretto un medico a truccare carte dopo l’assassinio della psichiatra per dimostrare che la Asl avesse tutti i documenti in regola. (g. f.)

Il figlio racconta: “Ho conservato tutti gli sms Ogni volta facciamo il giro del nostro paese”
 
“Un medico mi disse: È grave? Ma io posso venire solo domattina”

L’INTERVISTA
GIULIANO FOSCHINI
L’AVREBBERO volentieri evitato Angelo e Giuseppe Conte questo clamore. Avrebbero preferito che un medico fosse andato da loro madre a sostituire quella cannula venerdì. Oppure che domenica, dopo il caso segnalato da Repubblica, qualcuno fosse andato lì a dire banalmente «non preoccupatevi, scusate, non sappiamo cosa è successo ma non succederà più». «E invece ci hanno detto che siamo bugiardi, speculatori. E questa è un’offesa ancora più grande, ingiusta, perché noi siamo soltanto la famiglia di una malata».

Parrtiamo dall’’innizio: cosa è accaduto venerdì 17??
«No, se possibile partiamo prima ancora. Perché il 17 marzo è successa la stessa cosa ma alle 2 di notte. La cannula tracheostomica è andata in tilt e siamo caduti nel panico con la saturazione dell'ossigeno di mia madre che diminuiva minuto dopo minuto. Abbiamo anche quella notte chiamato subito il numero Asl di riferimento e sempre lo stesso dottore ci ha risposto: «Mi spiace, posso essere li non prima delle 9 di domani mattina. Tamponi la situazione». La chiamata si chiuse con un laconico: «Mi faccia sapere se risolve o se devo venire alle 9».

Abbiamo conservato ancora l’sms che gli abbiamo inviato alle 5 di mattina per dirgli: “Stai tranquillo abbiamo risolto noi”. Anche in quel caso mobilitammo mezzo paese per trovare un medico capace e disponibile. E ancora una volta i santi medici ci sono e risolvemmo la cosa».
Ma non bastava chiamare il 118??
«No, perché non tutte le ambulanze hanno il medico rianimatore a bordo necessario».
Veniamo a venerdi.

«Abbiamo chiamato per chiedere il loro intervento e ci è stato detto che il medico di riferimento
era in ferie e avrei dovuto richiamare martedì. Dopo aver fatto rilevare increduli l'urgenza della cosa, l'interlocutore ci ha detto che non aveva alcun potere per poter inviare alcun supporto medico a domicilio per risolvere il problema. Questi i fatti. Solo dopo è ricominciato il cinema per trovare - con il supporto dell'associazione Aisla - qualche medico amico che sostituisse il sistema sanitario pubblico».

Il direttore generale Colasanto soostiene che mentite..

«Noi siamo offesi dalle parole di questo signore che parla per dare fiato alla bocca. Avremmo dovuto chiamare il numero dell'Asl per dire: “Buongiorno io ho questo problema ma non voglio il vostro aiuto perché ho il mio medico di fiducia”. E cosa chiamavamo a fare? Per stemperare la tensione? Se fosse stato così chiamavamo direttamente il medico amico visto che - come sempre - si tratta di volontari che non beccano un euro dal sistema sanitario e ci rimettono anche la benzina! Ripeto, quando è scoppiata la bolla noi ci aspettavamo soltanto una cosa: che qualcuno chiedesse scusa non a noi ma a nostra madre promettendole che non sarebbe più potuto accadere. E poi che si facessero un’altra domanda: perché si rompono queste cannule?».

In che senso??

«Questi strumenti dovrebbero essere sostituiti ogni due mesi per manutenzione, e non perché si rompono ma perché si sporcano, possono produrre infezioni al paziente. E invece ora ogni venti giorni se ne rompe una, parlata con i medici rianimatori, è come se ci fosse una partita di cannule fallate. E la Asl che fa? Invece di capire perché accade, se la prende con noi. Oggi siamo incavolati, ma soprattutto irritati e avviliti perché capiamo che i problemi del paese sono nell'apparato e non nei professionisti che lavorano sul campo come eroi. Per fortuna c’è stato tanto affetto, degli amici, delle associazioni dei malati, dei medici. E dei carabinieri del Nas che sin dalla mattina di Pasqua ci hanno fatto capire che non eravamo soli».