Intramoenia, record amaro 35 milioni pagati dai pugliesi per evitare le liste d'attesa

Ruscitti: "Da noi non ha grande impatto per l'alto numero di persone con esenzione ticket"

sabato 15 aprile 2017

Repubblica Bari
ANTONELLO CASSANO PAGARE per curarsi. Capita sempre più spesso ai cittadini pugliesi che decidono di tirare fuori il portafogli per accedere più rapidamente a prestazioni (visite, esami, interventi) ed evitare di aspettare per mesi il proprio turno in lista d'attesa. È quello che succede con l'intramoenia, l'attività svolta dentro le mura degli ospedali pubblici da parte di medici dipendenti attraverso tariffe concordate con le aziende sanitarie. Nel 2016 i pugliesi hanno pagato qualcosa come 34,8 milioni di euro per curarsi.

Una cifra in aumento rispetto all'anno precedente quando l'incasso di tutte le aziende sanitarie pugliesi toccava i 33 milioni. La spesa maggiore avviene nel Policlinico dove gli incassi per l' Alpi (Attività in libera professione intramuraria) ammontano a 10 milioni di euro nel 2016. Nell'Asl di Bari l'intramoenia vale 5,9 milioni, nell'Asl di Lecce 7,5 milioni. Non sono pochi i medici impegnati in attività privata all'interno delle mura ospedaliere. Solo nell'Asl Bari l'intramoenia è praticata da 550 camici bianchi su un totale di 1.610, quasi un terzo del totale.

Va detto che il peso dell'intramoenia non sembra preponderante rispetto alle prestazioni totali, anzi. Lultimo monitoraggio a cura di Innovapuglia sull'attività intramuraria, risalente al primo semestre 2016 confronta il numero di prestazioni effettuate prendendo in esame 43 specialità (ecodoppler, ecografie, elettrocardiogramma, tac, risonanze magnetiche e visite). Dal monitoraggio emerge che sono state effettuate solo lOSmila prestazioni in intramoenia su quasi 2 milioni di prestazioni in attività istituzionale. Ma l'attività intramuraria assume dimensioni importanti in alcune prestazioni. Per esempio il 20% di visite ginecologiche, gastroenterologiche e ecografie ostetriche viene effettuato in intramoenia, dunque a pagamento.

Del resto, i tempi di attesa si abbattono drasticamente, pagando. Per una visita cardiologica in intramoenia il tempo di attesa medio è di 5,2 giorni. Invece nel percorso istituzionale, con priorità di accesso B (breve) la media di attesa è di 19 giorni, mentre con ticket di priorità D (differibile) la media è di 33 giorni. Discorso simile per altre decine di prestazioni. Per una visita di chirurgia vascolare per esempio con intramoenia si attendono in media 2,8 giorni. Con priorità D nel percorso pubblico gratuito invece 99 giorni.

Negli ultimi tempi il tema dell'intramoenia è finito anche al centro della contesa politica nazionale. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha messo a punto un piano per abbattere le liste d'attesa che si basa sul blocco della libera professione intramuraria in quelle unità operative in cui non si riescono a rispettare i tempi di attesa massimi fissati dalla Regione. Altri governatori si preparano a fare altrettanto, in attesa di una mossa del governo nazionale. E in Puglia? «Lìntramoenia da noi non ha un grande impatto - spiega Giancarlo Rusciui, direttore del dipartimento Salute della Regione - per via del gran numero di pugliesi esenti dal pagamento del ticket».

Ma sul tema ci sono medici che non hanno le stesse idee dei politici. Per il medico e sindacalista Antonio Amendola il vero vulnus è l'attività di intramoenia allargata, cioè quella fatta fuori dalle mura ospedaliere, per mancanza di spazi all'interno degli ospedali: «Qui si rischiano abusi e fenomeni di pagamenti in nero - denuncia il segretario regionale dell' Aaroi- Emac, sindacato degli anestesisti - Lintramoenia deve sicuramente essere regolamentata, ma non è colpa della libera professione se esistono le liste d'attesa. Le cause vanno cercate nelle carenze di organizzazione e personale negli ospedali pubblici».