Fascicolo sanitario elettronico al palo, medici frenati da normativa privacy

Mancano dati maneggevoli, elaborabili da tutti i software in uso presso ospedali e medici del territorio».

venerdì 12 giugno 2015

Il fascicolo sanitario elettronico stenta ad entrare in pista, ma in ogni caso non appare un rimedio contro la crescita sconsiderata della spesa sanitaria pubblica. «Con la normativa attuale che consente al paziente non solo di oscurare i dati relativi ad alcune sue patologie ma anche di rendere invisibile la sua azione di oscuramento, il medico è "abilitato" a pensare che gli esami non riportati vadano prescritti e che si possa prescrivere un esame in più», dice Paolo Colli Franzone dell'Osservatorio Netics, acceleratore di processo tra protagonisti del mercato Ict. «Mancano inoltre dati maneggevoli, elaborabili da tutti i software in uso presso ospedali e medici del territorio». 

Colli Franzone parla alla premiazione del concorso eHealth4all indetto da Club Ti Milano per la migliore applicazione informatica per la prevenzione primaria, secondaria e terziaria delle patologie. Dalla tavola rotonda, presenti pure il presidente della Società di telemedicina Gianfranco Gensini, Luca Buccoliero dell'Università Bocconi e Gianluca Polvani (banca tessuti regione Lombardia nel cardiovascolare), emerge che la privacy in Italia è all'origine di molti stop che potrebbero aver contribuito a frenare lo sviluppo della telemedicina e dell'informatica per la sanità. 

Certo, ci sono altri problemi: interfaccia migliorabili, troppi operatori e poca mutua intelligibilità tra software. «In certi casi mancano dei comuni denominatori semantici, ad esempio ci sarebbero tre modi diversi almeno per definire la frequenza cardiaca e ciò non rende mutualmente leggibili i sistemi federati, quelli che si utilizzano per mettere d'accordo le tante cartelle cliniche utilizzate in un ospedale o sul territorio. 

Mentre per livellare unità di misura e range degli esami di laboratorio esiste un sistema di codifica universale (Loinc) per tanti parametri clinici questo standard manca» spiega Augusto Ruggeri analista funzionale e cardiologo che per la compagnia privata Onetonet sta seguendo un progetto OraMod dell'Università di Amsterdam Parma e Policlinico Dusseldorf. «Ma il vero nodo, onestamente, è l'attenzione eccessiva al fattore privacy». 

Il decreto ormai da un anno e mezzo all'attenzione del Premier sarebbe chiamato ad ovviare a un'ulteriore lacuna del fascicolo: «Ad oggi l'infermiere è fuori dalla possibilità di consultare il Fse, ma stiamo parlando di una figura che per molte patologie croniche è destinata a diventare "case manager" e principale riferimento del paziente. O si interviene o davvero il fascicolo rischia di servire a poco». Inoltre l'attuale disciplina per ora lascia fuori il medico legale. Conclude Colli Franzone: «Il sistema sanitario non regge più e si considera il fascicolo sanitario una scommessa per evitarne il fallimento? Dieci anni fa il Canada era sulla nostra stessa china ed approvò una deroga alla normativa sulla privacy per realizzarlo all'interno di una legge d'interesse nazionale. Almeno discutiamo tale possibilità».