In Italia trasfusioni sicure, nessuna infezione da HIV e epatiti da 10 anni

Lo ricorda il Centro Nazionale Sangue, organo tecnico del Ministero della Salute

martedì 18 aprile 2017

Da oltre dieci anni non ci sono segnalazioni di infezioni da HIV ed epatite a seguito di trasfusione. Lo ricorda il Centro Nazionale Sangue, organo tecnico del Ministero della Salute e Autorità Competente con funzioni di coordinamento e controllo tecnico-scientifico del sistema trasfusionale nazionale, in riferimento alla sentenza di ieri della Corte D’Appello di Roma sugli indennizzi.

Su ogni donazione di sangue, ricorda il CNS, vengono effettuati i test, anche molecolari, per la ricerca di Hiv ed epatite C e B, che hanno permesso ad esempio nel 2015 di trovare e bloccare 1709 positività su 1691 donatori. Tale livello di sicurezza è garantito da un sistema basato sulla donazione volontaria, periodica, anonima, responsabile e non remunerata, dall’utilizzo per la qualificazione biologica di test di laboratorio altamente sensibili e da un’accurata selezione medica dei donatori di sangue, volta a escludere i soggetti che per ragioni cliniche o comportamentali sono a rischio.

"In virtù dei suddetti interventi, il rischio residuo di contrarre un’infezione a seguito di una trasfusione di sangue è prossimo allo zero, come ampiamente dimostrato dal sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale Sangue - afferma Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore generale del Centro -. A fronte di più di 3 milioni di emocomponenti trasfusi ogni anno (8.349 emocomponenti trasfusi ogni giorno), da oltre dieci anni in Italia non sono state segnalate infezioni post-trasfusionali da HIV, virus dell’epatite B e virus dell’epatite C. Le sentenze della magistratura che vengono riportate periodicamente dai media si riferiscono a trasfusioni avvenute negli anni ‘80 e ‘90, quando il sistema di vigilanza e le stesse conoscenze scientifiche erano molto diverse".

I dati presentati dal CNS, conferma Vincenzo Saturni, coordinatore pro tempore CIVIS (Coordinamento interassociativo volontariato italiano sangue), confermano gli importanti passi avanti compiuti dall’Italia in tema di qualità e sicurezza, allineandoci agli standard dei Paesi più evoluti in ambito sanitario/trasfusionale. "Il volontariato del sangue, inoltre, è impegnato ogni giorno nella fondamentale promozione di stili di vita sani tra i donatori volontari e associati, al fine di rendere ancora più elevati i livelli di sicurezza per gli emocomponenti e i farmaci plasmaderivati. Grazie anche a quest’azione siamo arrivati all’84% di donatori periodici e associati, fattore che ci posiziona ai primissimi posti nel mondo e che rappresenta un ulteriore indicatore di qualità e sicurezza".