Il «triage» telefonico? Lo farà (anche) un computer

Uno studio sperimentale dell’Ulss 20 di Verona valuterà il ruolo del PC in continuità assistenziale

mercoledì 09 luglio 2014

Ruggiero Corcella (Corriere della Sera)

Avete mai provato a chiamare il Servizio di Guardia Medica (o meglio di Continuità Assistenziale)? All’altro capo del filo, qualcuno cercherà di capire cosa vi sta succedendo sulla base delle risposte che darete ad una serie di domande. Il rischio, manco a dirlo, è che il medico debba prendere decisioni senza disporre di tutte le informazioni necessarie. Così l’Azienda Ulss 20 di Verona ha predisposto ed attivato uno studio, condiviso dalla Regione Veneto, che valuta l’efficacia e la sicurezza di un programma informatico progettato per supportare i 58 medici del Servizio di Continuità Assistenziale nel prendere le decisioni più adeguate durante le consultazioni telefoniche.

Domande importanti
«L’ipotesi del nostro studio, il primo del genere in Italia, è che l’utilizzo di questo strumento aumenti la quantità di domande indispensabili che il medico va a porre per ciascuno scenario clinico», spiega Alberto Vaona, segretario provinciale Fimmg Settore Continuità Assistenziale di Verona e responsabile del progetto —. Spesso infatti i medici non fanno tutte le domande necessarie, perché se ne dimenticano oppure perché agiscono sotto pressione. «Dai dati preliminari che abbiamo, risulta che la qualità del “triage” telefonico è molto migliorabile — aggiunge —. I dati dell’Ulss 20 di Verona, non ancora pubblicati, dicono che i medici generalmente pongono al telefono circa un terzo delle domande che dovrebbero porre». L’ex Servizio di Guardia Medica, ora di Continuità Assistenziale, fornisce circa 50 mila prestazioni all’anno ai quasi 500 mila cittadini residenti nel territorio dell’Ulss 20 durante la notte e i fine settimana: la metà di queste sono consultazioni telefoniche, durante le quali gli utenti espongono appunto casi clinici su cui il medico deve prendere decisioni senza vedere il paziente e senza disporre di dati riguardanti la sua storia medica, semplicemente ottenendo informazioni da parte di chi chiama.

Come funziona
Quando il medico aprirà la scheda del paziente, il software gli ricorderà tutte le domande da porgere per il suo problema clinico e, una volta acquisite le risposte, fornirà al medico un suggerimento sul livello d’ urgenza del caso. I pazienti che si mettono in contatto con il Servizio saranno avvisati dello studio dal risponditore automatico che già ora li indirizza al medico della sede competente e potranno chiedere maggiori informazioni all’URP dell’Ulss 20. «Il software fornisce 457 scenari clinici, ai quali il medico accede selezionando la parte del corpo interessata oppure semplicemente digitando un sintomo — dice Alberto Vaona — . Ad esempio , chiama la mamma di un bambino che vomita: il medico digita “vomito” e gli appare lo scenario clinico con una serie di domande da porre alla mamma. Una domanda che spesso non viene fatta in questo tipo di scenario clinico, è se il bambino ha preso un colpo alla testa. In realtà è molto importante, perché se la mamma per qualsiasi ragione ha dimenticato di dirlo al medico e il medico non lo chiede, questa informazione può costare la vita al bambino». Per ciascuna domanda, sono possibili più risposte; la loro combinazione consente al software di assegnare un livello di urgenza. E il programma può così suggerire al medico di inviare tranquillamente il paziente al medico di famiglia oppure al pediatra di libera scelta, oppure di vederlo entro due ore o subito.

Programma certificato NICE
Odyssey Teleassess, questo il nome del programma informatico prodotto nel Regno Unito da ACS (Advance Computer Software) e utilizzato per primi in Italia dall’Ulss 20, è in uso da tempo nei Servizi di continuità assistenziale in molti Paesi (tra cui Regno Unito, Svizzera, Stati Uniti, India, Australia) per supportare i medici nella raccolta delle informazioni e nella loro elaborazione affinché le decisioni prese siano le più sicure possibili, l’incertezza sia ridotta al minimo e la sicurezza dei pazienti sia massima. Il programma informatico ha ricevuto la prestigiosa certificazione NICE, il National Institute for Clinical Excellence, un’agenzia del Sistema Sanitario britannico, famosa per il rigore delle sue raccomandazioni. Il software sarà disponibile per i medici di Continuità Assistenziale dell’Ulss 20 all’interno del programma informatico che già utilizzano per registrare le prestazioni fornite alla popolazione. Nel comitato scientifico dello studio – denominato PRIHTA (acronimo di Programma per la Ricerca l’Innovazione e l’Health Technology Assessment) – oltre a Ulss 20, Beta80 Group (la ditta italiana che importa il programma) e i produttori inglesi, sono coinvolti docenti ed esperti di diverse Università italiane ed europee, il Centro Cochrane Italiano, la Società di Telemedicina, il Centro Studi FIMMG Verona e i sindacati medici. «Si tratta – sottolinea Francesco Gabbrielli, vice segretario generale della Società italiana di telemedicina e sanità elettronica – di un’iniziativa molto valida che va nella direzione di una sanità elettronica armonica e sostenibile, a misura di medico e di cittadino come da noi indicato ed alla quale daremo il massimo supporto possibile. Il nostro auspicio, infatti, è che anche le altre Asl italiane seguano l’esempio di Verona». Per Silvestro Scotti, vice segretario nazionale FIMMG, «Il sistema può essere una soluzione all’accesso alla medicina generale del futuro», che già oggi deve fronteggiarsi con grandi numeri: 46.000 medici convenzionati che ogni giorno devono fare i conti, in tutta Italia, con due milioni di contatti diretti.

Effetti ad ampio raggio
Le ricadute che lo studio potrà avere – non solo nell'ULSS 20 e non solo nel servizio di Continuità Assistenziale – sono molto ampie: le cure primarie in Veneto e in Italia sono alla vigilia di una riorganizzazione che mira a renderle più accessibili ed efficienti, e progetti come PRIHTA contribuiscono a far raggiungere sempre migliori risultati. «Valuteremo una serie di altri elementi — aggiunge Vaona —. Per esempio se , in seguito all’utilizzo del software, la durate delle telefonate si allunga o si accorcia e poi se consente di migliorare l’appropriatezza degli invii in pronto soccorso , cioè di ridurre gli invii impropri, e questo nella popolazione generale ». Ma sono sicuri questi software? Affidarsi a questo strumento può falsare l’esito vero e in qualche modo spersonalizzare il rapporto con il paziente? «L’argomento è molto dibattuto. In particolare, quando si danno questi strumenti a personale non sanitario c’è il rischio di sottovalutare molto nonostante l’utilizzo del software — risponde Vaona — . Il personale sanitario invece non valuta solamente l’aspetto clinico, perché questo va poi integrato con la situazione personale di chi chiama: e cioè quanto è preoccupato, oppure se il paziente sia o non sia munito di automobile per poter poi raggiungere l’ambulatorio per una visita . Quindi la decisione che prende chi fa il triage non dipende solo dall’aspetto clinico . In questi software , le domande non hanno tutte quante lo stesso peso. Quelle cosiddette critiche devono essere poste per prime, perché consentono di individuare i casi clinici a maggiore urgenza. Ad esempio se chiama un paziente con dolore toracico, se questo dolore è insorto improvvisamente, irradiato a un braccio, e non è aggravato dalla respirazione il sistema si blocca immediatamente e consiglia all’operatore di inviare il mezzo di soccorso di emergenza».